C’è quel momento che non è più prima e non è ancora dopo; quel punto infinitamente piccolo che separa il noto dal nuovo. Un tempo, sospeso, di pura possibilità.
Tra. Quella soglia invisibile che può farsi orizzonte o limite. È difficile da scorgere, fissare, apprezzare. È spesso scomoda, perché per stare in equilibrio sul quel tra ci vuole abilità; la cosa intrigante è che si può allenare.
Perché farlo? Perché le nostre vite sono passaggi, i tibetani li chiamano bardo. Lo percorriamo senza sostare su quel tra, rinunciando inconsapevolmente a una preziosa occasione di apprendimento. Come riconoscere quel passaggio? Come allargare quello spazio?
Del cambiamento parliamo tanto, studiamo abbastanza, sperimentiamo quotidianamente. Eppure siamo in qualche modo sempre impreparati: fuori dalla zona comfort il mondo non ci è familiare; se sapessimo come sostare sulla soglia, osservare e orientarci stando in quel tra, forse potremmo compiere quel passo con maggior consapevolezza, fiducia, leggerezza.
Mentre mi trovavo su quella linea di confine e riflettevo su quel passaggio, si è aperta una nuova prospettiva: perché non occuparsi di questi transiti, aiutando le persone e le organizzazioni a disegnare percorsi in cui i passaggi siano un punto su cui lavorare. Il momento in cui si compie il passo per entrare nel mondo del lavoro, il passaggio ad una nuova azienda, il cambiamento di ruolo o funzione, il momento di indirizzare ad altro le proprie capacità e competenze, il tempo in cui ci si assenta dal lavoro per una nuova vita che nasce o perché ci si deve prendere cura della salute.
Tra. Stare in quel punto di passaggio e disegnare quella relazione tra prima e dopo. Oscillanti tra passato e futuro, sbilanciati tra esperienza e innovazione, incerti se lasciare andare o trattenere, l’ultima cosa che ci verrebbe in mente è di occuparci del punto di passaggio in sé e per sé. Così il “tra” è come se non esistesse e “come so-stare?” è uno stimolo che dimentichiamo.
L’impatto nelle nostre vite lavorative è che ci scopriamo e conosciamo ogni volta nella sfida del cambiamento, senza mettere a patrimonio le nostre risorse e caratteristiche, arrivando più o meno arruffati, insicuri, stanchi o euforici, adrenalinici, distrattamente attratti dal nuovo mondo che si apre dopo quel passaggio. Perché farci trovare ogni volta così impreparati? Perché non agire responsabilmente verso noi stessi, considerato che la nostra vita si compone di passaggi! Perché perdere l’occasione di godersi anche il panorama?
Quel “tra” è diventato un tema centrale della mia ricerca sulle organizzazioni, arricchito dalla mia esperienza personale, perché lavorando con le persone nelle aziende sperimento ogni giorno che ciò che possiamo davvero generare, offrire, raggiungere stabilmente nel tempo è direttamente proporzionale alla profondità di ciò che sappiamo di noi e dell’impatto che generiamo nel nostro agire.
E siccome, superato quell’iniziale senso di vertigine che si prova stando nel tra, lo spazio che si apre alla vista è incredibile e ciò che si apprende (posso testimoniarlo in prima persona) trasforma la nostra esperienza, scoprirlo è fare un grande gesto di rispetto e un investimento per il proprio cammino.
Il primo passo? Prendere un foglio bianco e matite colorate: il mio invito è “disegna il tuo tra”. Buona esplorazione.
Silvia Parmigiani
Founder&CEO
Tessa srl